Timothy Tambassi
Il 5 gennaio 2014 muore Edward Jonathan Lowe, filosofo inglese che ha dato un contributo fondamentale al dibattito degli ultimi trentacinque anni e, in particolare, al rilancio della metafisica e dell’ontologia in area analitica. Ho avuto il privilegio di incontrarlo nell’autunno del 2012 a Durham dove insegnava e dove ho avuto l’opportunità di discutere i tratti fondamentali della sua proposta, ricostruita e criticata nella mia tesi di dottorato.
Lowe nasce il 24 marzo 1950 a Dover, Inghilterra. Dopo aver frequentato la Bushey Grammar School, nel 1968 si trasferisce a Cambridge dove, dopo un primo anno passato studiando scienze naturali, passa alla facoltà di storia in cui ottiene il BA nel 1971. Si interessa principalmente di storia del pensiero politico, ambito in cui intende specializzarsi nella stessa Cambridge, quando l’incontro con la filosofia apre un nuovo campo di interesse che risulta decisivo per il proseguimento dei suoi studi. Nel 1972 si trasferisce a Oxford dove, due anni dopo, ottiene il BPhil con una tesi intitolata Induction and Non-Demonstrative Inference supervisionata da Rom Harré. L’anno successivo, nella stessa Oxford, consegue il DPhil con una tesi intitolata Induction and Causal Inference, supervisionata da Simon Blackburn.
Nel 1978 ottiene il primo impiego universitario come Temporary Lecturer in Philosophy all’Università di Reading. Quindi, nel 1980, si trasferisce all’Università di Durham. Lecturer in Philosophy fino al 1990, diventa prima Senior Lecturer in Philosophy e, nel 1992, Reader in Philosophy. Dal 1995 è Professore di Filosofia nella stessa Università di Durham, tenendo corsi che spaziano principalmente (ma non solo) attorno a quattro aree tematiche: la metafisica, la filosofia della logica, la filosofia della mente e la filosofia di John Locke.
Lowe è General Editor della serie monografica Cambridge Studies in Philosophy, Editorial Adviser degli Oxford Studies in Metaphysics e di Dialectica, e Editorial Board Member di Ontologica, Disputatio, The Monist e Ratio. Collabora, inoltre, a varie case editrici accademiche come Acumen, Blackwell, Cambridge University Press, Continuum, Cornell University Press, MIT Press, Oxford University Press, Routledge, University of Toronto Press, e a diverse riviste di filosofia: Analysis, American Philosophical Quarterly, Australasian Journal of Philosophy, Behavioral and Brain Sciences, British Journal for the Philosophy of Science, Canadian Journal of Philosophy, Dialectica, Disputatio, Erkenntnis, Inquiry, Journal of the History of Philosophy, Linguistics and Philosophy, Mind, Mind and Language, Notre Dame Journal of Formal Logic, Noûs, Pacific Philosophical Quarterly, Philosophia, Philosophical Explorations, Philosophical Papers, Philosophical Psychology, Philosophical Quarterly, Philosophy Compass, Philosophy and Phenomenological Research, Philosophy of Science, Ratio, Southern Journal of Philosophy, Studia Logica Synthese e Theoria.
I suoi principali interessi di ricerca riguardano i problemi dell’identità e della sostanza, la logica dei termini sortali e dei condizionali, i problemi della causalità e delle leggi naturali, l’induzione e il metodo scientifico, i problemi dello spazio e del tempo, la filosofia della percezione, la filosofia dell’azione, il problema del libero arbitrio, il problema mente-corpo, i problemi filosofici e psicologici della razionalità umana e il pensiero filosofico di John Locke. Tali interessi sono ben testimoniati dalla sua ampia produzione bibliografica che, dalla stesura del suo primo articolo Neither intentional nor unintentional apparso nel 1978 sulle pagine di Analysis, conta, oltre a monografie e curatele, più di duecento tra articoli apparsi su riviste, saggi in volumi collettanei e voci per enciclopedie filosofiche, pubblicazioni che fanno di Lowe un autore molto presente nel dibattito analitico contemporaneo.
Le monografie rappresentano il suo contributo più significativo alla ricerca filosofica e sono:
1) Kinds of Being: A Study of Individuation, Identity and the Logic of Sortal Terms (1989)
2) Locke on Human Understanding (1995)
3) Subjects of Experience (1996)
4) The Possibility of Metaphysics: Substance, Identity and Time (1998)
5) An Introduction to the Philosophy of Mind (2000)
6) A Survey of Metaphysics (2002)
7) Locke (2005)
8) The Four-Category Ontology: A Metaphysical Foundation for Natural Science (2006)
9) Personal Agency: The Metaphysics of Mind and Action (2008)
10) More Kinds of Being: A Further Study of Individuation, Identity, and the Logic of Sortal Terms (2009)
11) Forms of Thought. A Study in Philosophical Logic (2013)
Tra queste, Locke on Human Understanding e Locke sono dedicate al pensiero di John Locke, mentre An Introduction to the Philosophy of Mind e A Survey of Metaphysics sono due introduzioni, rispettivamente alla filosofia della mente e alla metafisica. Nelle restanti monografie emergono, invece i tratti essenziali della sua proposta filosofica. Nello specifico, Subjects of Experience e Personal Agency sono dedicate alla sua riflessione sulla filosofia della mente, Forms of Thought alla logica filosofica, le altre alla metafisica e all’ontologia. Da segnalare, infine, come More Kinds of Being costituisca una versione rivista e ampliata di Kinds of Being, nonché una revisione di alcune sue tesi alla luce degli ultimi sviluppi delle sue ricerche[1].
Ciò che traspare dei suoi scritti è, innanzitutto, una proposta unitaria, in cui la metafisica, intesa come la disciplina che studia la struttura fondamentale della realtà come un tutto, rappresenta lo sfondo concettuale su cui Lowe articola la propria ricerca. Secondo Lowe, infatti, tutte le discipline, scientifiche e intellettuali, si basano su assunzioni metafisiche e presuppongono la metafisica. Quest’ultima ha l’obiettivo di rendere compatibili teorie e osservazioni che emergono dalle diverse discipline e di fornire la struttura all’interno della quale tali discipline si collegano le une alle altre. Le varie discipline possono poi interagire con la metafisica per determinare cosa è attuale, in particolare per stabilire se una determinata posizione metafisica è vera nell’attualità. La metafisica, infatti, può dirci che cosa c’è nella realtà (e fornire gli strumenti concettuali con i quali categorizzare la realtà stessa) solo interagendo con tali discipline, assumendo un atteggiamento aperto nei confronti di nuove evidenze empiriche. Questa apertura (e interazione) ai risultati delle discipline scientifiche e intellettuali è ben visibile anche nella proposta di Lowe in ontologia e in filosofia della mente. L’ontologia ha l’obiettivo di fornire un inventario completo dell’esistente unificando i risultati e le descrizioni della realtà che emergono dalle discipline scientifiche e intellettuali. La filosofia della mente, occupandosi di analizzare i soggetti di esperienza, ha l’obiettivo di rendere mutualmente coerenti i risultati del lavoro degli psicologi empirici e dei filosofi.
I tratti principali della sua proposta metafisica di Lowe sono delineati, principalmente, in due opere: The Possibility of Metaphysics (1998) e A Survey of Metaphysics (2002). In A Survey of Metaphysics, Lowe si concentra sui (vari) tentativi di definizione di metafisica, sugli obiettivi di tali ricerche e sul rapporto tra metafisica e discipline scientifiche e intellettuali. In particolare, Lowe difende una concezione di metafisica come disciplina che studia la struttura fondamentale della realtà come un tutto, dalle obiezioni del relativismo, dell’epistemologia naturalizzata e da coloro che definiscono la metafisica come lo studio dei nostri pensieri circa la realtà, evidenziando al contempo la centralità che il concetto di possibilità assume nella sua proposta. In The Possibility of Metaphysics, invece, Lowe si propone di restituire alla metafisica un ruolo centrale nella ricerca filosofica, fissando le ragioni per cui la metafisica è possibile ed è una disciplina filosofica ragionevole, con una metodologia autonoma e propri criteri di validità. Secondo Lowe tutte le discipline – e tutte le forme di sapere – si basano su assunzioni metafisiche. Restituire un ruolo di primo piano alla metafisica significa analizzare criticamente e rendere esplicite quelle assunzioni che le varie discipline accolgono senza un apparato critico adeguato. Su questi presupposti, Lowe articola la propria proposta su tre temi fondamentali: la sostanza, l’identità e il tempo. Alla sostanza riconosce un ruolo fondativo nella costituzione della realtà, riconducibile alla connessione tra le nozioni di sostanza e di indipendenza ontologica. Esempi di sostanze sono gli oggetti, considerati da Lowe come entità caratterizzate da precise condizioni d’identità, determinate dal loro essere istanze di un determinato genere. Queste riflessioni hanno ripercussioni sulle tematiche del tempo e della persistenza. Più precisamente, Lowe specifica l’esistenza del tempo come dipendente dall’esistenza di sostanze individuali che persistono attraverso il tempo, con la conseguenza che tali sostanze persistenti non possono essere coerentemente concepite come mere sequenze o aggregati di entità esistenti in successione. Quindi sottolinea la natura tensionale del tempo, evidenziando come tale impostazione sia coerente con un’impostazione endurantista sulla persistenza.
La proposta ontologica rappresenta la parte più innovativa e originale dei suoi scritti. È presentata e discussa principalmente in tre opere: The Possibility of Metaphysics (1998), The Four-Category Ontology (2006) e More Kinds of Being (2009), in cui Lowe, complessivamente, postula e difende le possibilità e le capacità esplicative del suo sistema ontologico quadri-categoriale, un sistema che riconosce – e suddivide le entità in – quattro categorie ontologiche fondamentali (oggetti, generi, attributi, modi), ottenute attraverso due distinzioni categoriali (universali/particolari, sostanziali/non sostanziali). Questo sistema è introdotto originariamente nell’ottavo capitolo di The Possibility of Metaphysics, in cui Lowe distingue quattro differenti categorie ontologiche di entità in base alle loro diverse condizioni di esistenza e/o condizioni di identità, collegandole in una struttura gerarchica. Diversamente dalla formulazione definitiva, le quattro categorie ontologiche sono individuate nei generi universali, nelle proprietà e nelle relazioni universali, nei particolari concreti e nei particolari astratti. Non considerando i fatti come componenti ultimi della realtà, Lowe li esclude dalle quattro categorie fondamentali, ma non dal proprio sistema ontologico, in cui trovano posto come sottocategoria dei particolari concreti. Lo sviluppo definitivo di questa proposta avviene nel 2006 con la pubblicazione di The Four-Category Ontology, in cui l’autore presenta una descrizione sistematica del suo sistema ontologico quadri-categoriale e delle sue capacità esplicative. Un tale sistema, secondo Lowe, permette di chiarire alcune questioni fondazionali nella filosofia delle scienze naturali, e in particolare di fornire una descrizione unificata a fenomeni come la causalità, le disposizioni (e le occorrenze), le leggi naturali e la necessità naturale, garantendo un potere esplicativo maggiore rispetto a sistemi che non riconoscono tutte e quattro le categorie indicate come fondamentali. In More Kinds of Being Lowe confronta il suo sistema quadri-categoriale con alcuni temi ricorrenti nella sua riflessione ontologica: i sortali[2], i particolari e l’identità. Nello specifico, Lowe evidenzia come le nozioni di oggetto (particolare) e genere siano strettamente correlate: gli oggetti sono necessariamente individuabili e identificabili come particolari di un determinato genere[3] (non ci sono cioè particolari nudi ma solo istanze individuali di un certo genere), i generi sono invece necessariamente generi di particolari. In questo senso, il realismo di Lowe circa i particolari (il loro esistere indipendentemente dall’essere pensati) implica un realismo sui generi che essi istanziano. L’analisi sui generi e i particolari è inoltre strettamente connessa alle nozioni di individuazione e di identità, intese come principi semantici (metafisicamente fondati) che determinano cosa numerare come istanze individuali di un determinato genere, e le condizioni per la loro identità nel tempo e oltre il tempo. I criteri d’identità possono essere gli stessi per diversi concetti sortali connessi (per esempio i concetti di generi diversi di animali) ma differiscono radicalmente per concetti sortali di categorie diverse. Due istanze individuali che cadono sotto due sortali diversi hanno criteri d’identità differenti e non possono essere identificate allo stesso modo.
Infine, per quanto riguarda la filosofia della mente, il rapporto mente-corpo e lo statuto ontologico della persona (del sé) costituiscono i due temi centrali della sua riflessione. Tali temi sono sviluppati e discussi essenzialmente in tre sue opere: Subjects of Experience (1996), Personal Agency (2008) e More Kinds of Being (2009), in cui Lowe, complessivamente, difende una posizione dualista sul problema mente-corpo e definisce la persona come una sostanza semplice ed emergente. In Subjects of Experience, in particolare, Lowe discute lo statuto ontologico della persona, considerandola come una sostanza semplice (priva cioè di parti sostanziali) e irriducibile al proprio corpo organizzato o a parti di esso, con specifici poteri causali, e capace di azioni intenzionali, percezione, pensiero razionale e auto-riflessione cosciente. Queste considerazioni, secondo l’autore, sono strettamente relate a una posizione dualista sul rapporto mente-corpo, che mantiene tuttavia un significativo distacco dalla corrente cartesiana, non considerando la persona come un’entità essenzialmente immateriale. La posizione dualista di Lowe, da lui stessa definita come un dualismo delle sostanze non-cartesiano, sostiene che il rapporto mente-corpo sia tra due sostanze individuali distinte, una psicologica e una biologica, ma non necessariamente separabili. In Personal Agency, invece, Lowe accosta la propria posizione dualista a una forma di emergentismo, secondo il quale gli stati mentali (non-fisici), pur essendo il prodotto di un’evoluzione fisica, sono considerati come causalmente autonomi. A difesa del dualismo non cartesiano, è inoltre presentato lo Unity Argument, dove l’unità in questione è l’unità del sé (della persona), inteso come soggetto unico di tutte e sole le proprie esperienze. Tale difesa porta Lowe a considerare le persone o, più in generale, i soggetti di esperienza, come portatori sia di proprietà psicologiche che di proprietà fisiche. Infine, nell’ottavo capitolo di More Kinds of Being, i temi dell’identità personale e del rapporto mente-corpo sono discussi sullo sfondo del tema, più generale, dell’identità. In particolare, Lowe definisce le persone come un genere di entità che non si identifica con l’entità biologica in cui sono incorporate (embodied), avendo appunto differenti condizioni di identità.
[1] Il più importante di questi sviluppi è la sua ‘conversione’ a un’ontologia quadri-categoriale: un sistema ontologico che trova la sua ispirazione in Aristotele e propone una suddivisione delle entità in quattro categorie ontologiche fondamentali – gli oggetti, i generi, gli attributi e i tropi (modi, secondo l’accezione di Lowe). Una tale concezione segna un significativo distacco dagli impegni ontologici di Kinds of Being, in cui Lowe non riconosceva i tropi tra le categorie fondamentali, e permette di fornire una spiegazione più soddisfacente alle leggi di natura e alla differenza tra predicazione disposizionale e occorrente – anche attraverso l’estensione della sortal logic.
[2] I sortali sono concetti di generi (sort o kind) distinti di particolari – concetti come pianeti, elettroni, cani ecc. – governati da precisi criteri di individuazione e di identità.
[3] Va sottolineato come l’analisi di Lowe in More Kinds of Being si concentri principalmente sui particolari concreti e naturali (come cavalli, stelle, elettroni), ai quali l’autore riconosce una priorità ontologica rispetto ai particolari astratti (come proposizioni e insiemi) o artificiali (come libri, computer, città).
Philosophia 6/2014, pp. 18-23